Augusto Pieroni
La seconda vita dell’insensato
Junkspace è piuttosto un accumulo che una fotosequenza; trasforma lo spazio espositivo piuttosto in una Wunderkammer che in un’installazione fotografica; le immagini non si presentano tanto in veste di indizi, quanto di fenomeni; il fotografare non è qui tanto un indagare, quanto un subire, un assorbire, un trattenere. Esercizio di classifazione conativa secondo un ordine inattingibile, Junkspace potrebbe essere, pertanto: onnivoro, vorace, celibe, benedicente, eterogeneo, generoso, sovversivo, volitivo... Il Sistema dallo schema ad albero evolve una volta ancora in quello a rizoma, a passi di fianco, ad accoglimenti e rifiuti. Le connessioni si fanno mercuriali, sulfuree, sfuggenti e dinamiche; le somiglianze selvagge emergono perciò tanto impensate quanto cogenti.
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